Interventi

Cosa c'è dopo la crisi

di Josef Nierling

(AdobeStock)

3' di lettura

L'impatto economico dell'epidemia in corso è ormai globale. I paesi al momento più colpiti rappresentano già il 40% dell'economia mondiale. Molto probabilmente la Cina si riprenderà presto, ma l'impatto complessivo si farà sentire a lungo: per il 2020 si stima un rallentamento significativo della crescita globale, valutata oggi tra l'1,8% e il 2,2%.

L'auspicabile scenario di sviluppo dell'economia nella seconda parte dell'anno con una curva a “V”, cioè quello di un'economia che precipita, tocca un minimo molto basso, per poi riprendersi rapidamente cancellando gran parte o tutte le perdite, potrebbe essere più vicino ad una più morbida curva a “U”.

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Infatti, se eventi catastrofici del passato ci hanno insegnato che spesso si assiste ad una fase euforica post-crisi che compensa i cali di consumo e produttivi, il differimento temporale della manifestazione dei picchi di contagio tra i vari Paesi può rallentare la ripresa. Ciò è più evidente in un contesto economico di forte interdipendenza tra Paesi: l'economia italiana, ad esempio, è fortemente legata dall'export verso Germania, Francia e Stati Uniti. Inoltre, la produzione manifatturiera dipende in gran misura da catene produttive internazionali che coinvolgono decine di paesi diversi, un sistema molto vulnerabile di fronte al blocco di attività legato all'attuale epidemia.

Gli scenari restano oggi molto incerti, e gli eventi che si susseguono in questi giorni ci impongono di mettere in campo risorse e soluzioni che non pensavamo di avere a disposizione, stimolando lo spirito d'imprenditorialità.

Questo ritrovato spirito creativo dovrebbe guidarci nella fase successiva, cioè verso ciò che faremo dopo la crisi.

Le crisi, incluse quelle epidemiche, accelerano spesso l'adozione di nuove tecnologie e stimolano la nascita di nuovi modelli di business. La SARS che si è sviluppata nei paesi orientali nel 2003 ha portato in Cina allo sviluppo dello shopping on-line ed ha avviato la storia di successo di Alibaba. Oggi la nostra massima attenzione va al sistema sanitario: i robot sono già impiegati nell'industria medica e potrebbero essere molto utili per fornire medicine ai pazienti malati nei reparti infettivi, così come per disinfettare le stanze degli ospedali abbattendo significativamente il rischio di contagio per pazienti e per il personale medico.

Si chiamano Pepper e R1 (quest'ultimo realizzato all'Istituto Italiano di Tecnologia), i due robot umanoidi dotati di intelligenza artificiale già in fase di test in Italia nelle corsie della Casa Sollievo della Sofferenza di Giovanni Rotondo a Foggia. Ci sarà un'accelerazione dell'utilizzo della robotica in sanità?

L'epidemia attuale ha creato tensioni nella supply chain di diversi settori: ad esempio, l'industria tessile italiana ha dovuto rapidamente spostare parte della produzione dalla Cina al Nord Africa. Possiamo sviluppare nuove tecnologie che permettano una migliore collaborazione e gestione della domanda in una prevedibile ulteriore decentralizzazione e frammentazione delle catene del valore?

ll nostro sistema scolastico sta reagendo alla chiusura delle scuole utilizzando -in gran parte per la prima volta- tecnologie educative. Potrebbe questa crisi portare nelle scuole ad un'accelerazione nell'impiego di connettività, di infrastrutture tecnologiche e di nuovi modelli educativi basati sulla gamification, come l'app tedesca Anton per le scuole elementari?

Infine, la gran parte delle aziende, anche quelle più piccole, ha potuto sperimentare l'efficacia del lavoro agile a distanza, fino al 2019 fruito solo da circa 570 mila lavoratori su più di 20 milioni di occupati. Possiamo intendere il lavoro agile non solo come risposta alle emergenze, ma come leva di produttività, di risparmio di costi e di riduzione di emissioni generate dagli spostamenti dei dipendenti?

La reazione post-crisi sarà un momento unico: possiamo cogliere enormi opportunità per innovare il nostro business, per far meglio il nostro lavoro, per servire maggiormente i nostri clienti e per influire positivamente sulla nostra società. Dopo le prime settimane in cui, anche come consulenti, ci siamo dedicati appieno alla gestione operativa della crisi, è arrivato il momento di dedicare tempo alla creazione del nostro futuro.

Amministratore delegato Porsche Consulting

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