Restare umani: la sfida per affrontare il mondo del lavoro che verrà

Restare umani: la sfida per affrontare il mondo del lavoro che verrà

Cinque argomenti su cui si giocherà la partita della formazione nei prossimi anni

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Nella serie tv Suits, i due protagonisti rappresentano la perfetta combinazione di competenza tecnica e approccio sistemico. Mike Ross ha un talento fuori dal comune: memorizza nel dettaglio qualsiasi informazione legga. Harvey Specter, invece, è uno stratega del business, sa pianificare strategie e coltivare le relazioni. Nessuno dei due, da solo, riesce ad emergere dal coro, ma insieme sono vincenti.

Il valore che Mike & Harvey creano unendo caratteri complementari rappresenta, in qualche modo, l'obiettivo a cui deve tendere la formazione: far convergere i due mondi ancora distanti di scienza e tecnologia da una parte e competenze umanistiche e relazionali dall'altra. E’ evidente che questo implica un cambiamento del sistema formazione-lavoro, non soltanto perché ad imporcelo è la particolare fase di emergenza da cui stiamo provando ad uscire, ma anche perché i paradigmi nei quali ci muoviamo hanno ormai perso efficacia.

Ecco allora cinque argomenti su cui vi invito a riflettere e sui quali si giocherà la partita dei prossimi anni: riguardano il mondo della formazione e del lavoro e si estendono alla stessa persona nella sua interezza.

1. Il digitale non è il futuro, è già qui: siamo esseri umani definitivamente connessi.

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Viviamo una rivoluzione non tanto tecnologica, quanto di significato del lavoro stesso. Stiamo già mettendo in campo azioni di convergenza tra ambiti distanti: Intelligenza Artificiale, Neuro Scienze, Robotica, Genomica e Scienze Umanistiche, ma ci aspetta una sfida ancora più complessa. Questo perchè non stanno cambiando solo i lavori, cambia anche il Lavoro: grazie alla quarta rivoluzione industriale - che crea occupazione di qualità e libera energie ed intelligenza eliminando le mansioni ripetitive - possiamo mandare in soffitta il taylorismo, con il suo modello piramidale dove chi sta in basso deve eseguire (come una macchina) e non deve pensare (caratteristica questa distintiva dell’essere umano).

2. Ripensare il lavoro con un approccio integrato “Human-Digital”.

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Dobbiamo riscoprire il valore umano del lavoro e il valore professionale dell’essere umano. Insistere sul “come” trascurando il “perché” ha reso miope la nostra società. Un’azienda è fatta da persone ed ognuna di esse ha bisogno di uno scopo che dia senso al proprio lavoro. L’essere umano deve tornare al centro, e non soltanto nella considerazione che di lui deve avere l’azienda (condizioni di lavoro, tutele, obiettivi). Pare infatti che solo il 20% delle persone sia soddisfatto del clima che respira nel luogo di lavoro. Un numero inferiore si sente realmente coinvolto e parte importante dell’organizzazione. Ancora troppo pochi sono invece “ispirati” dal senso, dal purpose, di ciò che il proprio lavoro ed impegno permettono di esprimere e che riguarda la capacità di interpretare il proprio ruolo in relazione agli altri.

3. La formazione esperienziale e l’apprendimento continuo sono la chiave per entrare e rimanere nel mondo del lavoro.

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La scuola italiana approccia timidamente il dialogo con il mondo dell’impresa. Ne derivano segmenti di lavoro non presidiati, che sono uno dei contrasti più evidenti del nostro mercato: centinaia di migliaia di diplomati e neolaureati disoccupati e altrettanti posti di lavoro che non trovano risposta. Una ricerca del World Economic Forum ha messo in evidenza che:

  • La formazione deve essere sempre più integrata con il mondo del lavoro, perchè gran parte dell’apprendimento avviene sul campo. E infatti, l’80% dei giovani ritiene che l'esperienza pratica durante gli stage sia importante quanto l'educazione formale.
  • La formazione non può terminare con la prima assunzione, ma al contrario dovrebbe continuare in assetto lavorativo. Il 50% dei giovani già impiegati è convinto di dover migliorare costantemente le proprie competenze.
  • Ogni azienda deve essere luogo di studio e sperimentazione per i propri dipendenti, se vuole che l'investimento sulle persone cresca nel tempo e crei continuamente valore ed innovazione. Il primo motivo per cui i giovani cambiano lavoro è proprio la volontà di apprendere nuove competenze; soltanto dopo, la possibilità di migliorare la propria condizione contrattuale.

Su questo argomento è la stessa impresa a doversi rimettere in gioco, diventando il luogo formativo per eccellenza della quarta rivoluzione industriale, perchè è lì che si forma il nuovo saper fare. Un'impresa che diventa sempre più Learning Company e che riesce ad accendere la passione per l’apprendimento (lifelong passion for learning) potenzialmente presente in ogni essere umano. 

4. L’apprendimento continuo viene arricchito dalla condivisione delle pratiche.

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Formazione deve sempre più diventare educazione della persona ai valori e ai comportamenti e sempre più sarà esperienza e relazione. Oggi la conoscenza esplicita è una commodity, mentre la conoscenza tacita si può stimolare solo creando relazioni di fiducia tra persone che operano insieme. Da qui l’idea di scambiarsi conoscenza tacita altrimenti non raggiungibile creando una comunità di persone provenienti da imprese, start up, università e scuole, che possa scambiarsi esperienze di trasformazione digitale delle organizzazioni, alla quale assegnare un formidabile Transformation Purpose: diventare il motore dello sviluppo “human-digital” del nostro Paese. In questo il mondo della formazione deve giocare d'anticipo, formando i giovani a costruire il proprio capitale di connessione, ovvero la capacità di lavorare in squadra e attivare scambi relazionali, grazie ai quali è possibile far circolare la conoscenza tacita.

5. Le competenze trasversali al primo posto.

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La sfida professionale oggi è sempre più complessa e per entrare in azienda occorre dimostrare di saper leggere le situazioni e operare delle scelte secondo criterio. Per i giovani - e con maggiore difficoltà per chi già lavora da tempo - diventa essenziale un investimento formativo sulle competenze trasversali: intelligenza emotiva, capacità di connettere le persone, spirito imprenditoriale, pensiero critico e filosofico, problem solving, approccio sistemico. Sono in definitiva le competenze distintive dell’uomo, quelle che ci rendono “umani” e di cui la tecnologia avrà sempre bisogno. Sono quelle necessarie per costruire un ‘mondo per l’uomo’ e non un mondo per le macchine. Dove l'uomo sia sempre e soltanto un fine e le macchine siano e continuino ad essere semplice strumento.

Proviamo a riassumere. Conosciamo la fotografia del presente, ma siamo chiamati ad intervenire per indirizzare un cambiamento che comunque avrà luogo. Per farlo dobbiamo affrontare - nella scuola e nelle nostre imprese - un grave compito formativo ed educativo. Cominciamo a farlo sciogliendo questi tre nodi di fondo:

  • Il nostro mondo sta viaggiando su due binari paralleli, quello tecnico-scientifico e quello umanistico-relazionale. Dobbiamo trovare un sistema di interscambio, capace di ricucire l’esperienza personale e professionale di ognuno di noi.
  • La formazione deve diventare educazione e includere tra i propri asset l’esperienza e la relazione, secondo modelli di apprendimento collettivo. In questo modo si colmerà la distanza tra domanda e offerta e si creerà una cultura del lavoro come apprendimento continuo.
  • La grande sfida educativa del nostro sistema scolastico e universitario è stimolare nei giovani un pensiero innovativo, critico, sistemico e in grado di costruire valore sociale: un pensiero che nessuna macchina potrà mai avere e che quindi sarà sempre e solamente Umano.
Cristina Maine

Trainer di Executive Assistant | Accompagno l'Assistente di Direzione nella costruzione del proprio ruolo 🎯

3y

Pietro Cum Articolo interessante. La formazione in azienda è fondamentale e dev'essere una combinazione di teoria e pratica. Ritengo però che debba essere bilaterale e arrivare sia dai responsabili ma anche e soprattutto dai lavoratori. Il dipendente deve imparare a pensare in maniera strategica, a scorgere le potenzialità del proprio ruolo, delle proprie attività e delle proprie competenze inutilizzate. I responsabili hanno il grande compito di ascoltare e agire.

Franco Zullo

Country Partner Italia 4 Day Week Global | Strategy, Governance & People Evolution Accelerator | Multistakeholder Project Lead | I help companies boost engagement, performance, productivity & impact methodically

3y

grazie Pietro Cum ottima sintesi. In Italia ci sono eccellenti scuole ed università, ma molte sono arroccate e vivono ancora nei silos e nei propri feudi. Questo è uno dei grandi problemi che vedo nel sistema scuola-lavoro

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Michele Gavasci

Servizio di Ingegneria Clinica per la Ricerca

3y

molto interessante, grazie Pietro!

Antonella Maria Di Nicolò

Dipendente dell'Università degli Studi di Milano

3y

Grazie Pietro, ho seguito con molto interesse il simposio di Venture Thinking di sabato 2/5. Molti contenuti che tu hai scritto li ho ascoltati dagli ospiti di quell'evento. Un incoraggiamento a proseguire con coraggio. Un caro saluto

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Alessandra Canuto

Directrice santé communautaire et habitat

3y

Era della tecnica e spirito del tempo questioni di grande importanza. Nella formazione mi sembra essenziale lavorare per poter trasformare gli eventi in esperienze e quello che succede in questo momento è un laboratorio infinito e potente da utilizzare. Quando Jaspers dice che è il filosofo che deve guidare il tecnico, non vuole contrapporli, vuole potenziarli. Grazie infinite per il suo interessante contributo.

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